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Talea di buddleja (albero delle farfalle): facile e produttiva!

Le prime volte che ne ho sentito il nome latino mi sembrava così strano… buddleja… e non riusciva proprio a rimanermi impresso. Vedendolo nel giardino di mia suocera, estate dopo estate, attirare tantissime farfalle, ho capito da dove prende – a ragione – il suo nome comune! Ho deciso quindi di usare resti di potatura per creare talea di buddleja davidii e in questo articolo vi racconto passo passo com’è andata.

Buddleja davidii

Buddleja davidii: cenni

La buddleja è un arbusto che supera tranquillamente i due metri, presenta foglie verdi, allungate, con sfumatura argentata, e infiorescenze nei toni del viola, a pannocchia, dal profumo dolce che ricorda quello del miele, estremamente attrattivo nei confronti delle farfalle, da cui il nome. E’ rustico, cresce velocemente e con vigore e forma grandi cespugli leggeri e profumati.

Anche se la Buddleja si spoglia in inverno, ha un bell’aspetto per gran parte dell’anno e ho pensato che potrebbe stare proprio bene nel mio giardino. Essendo le superfici grandi, devo fare lo sforzo mentale di iniziare a pensare in termini di piante altrettanto grandi, perchè quelle piccole, a meno di situazioni particolari, tendono a perdersi.

Per chi fosse interessato ad approfondire le caratteristiche botaniche della pianta, ho trovato questa bella scheda della Regione Piemonte di cui metto il link.

Lo scorso autunno quindi ho deciso di provare a farne delle talee: mia suocera ha un paio di piante e una andava assolutamente potata in quanto era cresciuta a dismisura e per di più in una zona di passaggio. Dalle mie ricerche su libri e in rete ho trovato diversi consigli: chi parlava dell’estate, chi dell’autunno per fare le talee. Unendo le due esigenze di potatura e talea ho preso in mano le cesoie a settembre.

Quando fare le talee di buddleja (albero delle farfalle)?

Ho fatto le talee di buddleja in autunno, su base semilegnosa, ovvero comprendente una parte di ramo che ha sviluppato un po’ di corteccia. Ho letto in alcune fonti che la talea semilegnosa doveva essere lunga 10-13 cm ma in autunno, dato il vigore della crescita della pianta, non ho trovato alcun ramo che avesse legno a così breve distanza dalla punta! Quindi ho tagliato dove iniziava la corteccia, seppur leggera e flessibile.

Per prima cosa ho tagliato un bel po’ di rametti di Buddleja davidii e poi li ho messi tutti sul tavolo. Ho tolto le foglie inferiori lasciando solo 4-6 foglie apicali, e anche queste le ho tagliate a metà.

Talea di buddleja

Successivamente ho inciso la corteccia togliendo una strisciolina alla base di ciascuna talea di buddleja.

Talea di buddleja

Ho messo il tutto in acqua per circa una settimana. Questo passaggio non è consigliato sui sacri testi ma a me sembra che aiuti e di solito lo faccio ogni volta che pratico una talea.

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In terra

Dopo circa una settimana ho trapiantato la talea di buddleja.

Ho provato a piantarla in due diversi modi:

  • in vaso
  • in mini serra

Avevo trovato online la tecnica della mini-serra, fatta tagliando una bottiglia di plastica a metà e poi inserendo il tappo sulla base.

Talea di buddleja
Talea di buddleja

Ho bagnato bene la terra, le ho lasciate all’aperto in luogo riparato e ho atteso.

Dopo qualche settimana ho notato che le talee inserite nelle “mini-serre” erano in sofferenza così ho tolto la copertura.

Complice l’autunno mite che abbiamo avuto, a novembre le talee hanno fiorito!

In questo momento hanno attecchito la maggior parte delle piante e appena arriverà la primavera le inserirò in vasi di maggiore dimensione prima del trapianto finale in piena terra, in particolare penso le metterò nella Riva Millefiori come racconto in questo post.

talea di buddleja davidii

Talea di buddleja: la mia esperienza

In conclusione posso dire che le talee di Buddleja davidii semilegnose e prelevate a settembre hanno avuto ottimi risultati. La percentuale di attecchimento è stata alta, senza particolari cure e sforzi e ho potuto unire due lavori: la potatura della pianta madre e la moltiplicazione. In questo modo è possibile una replicazione quasi all’infinito una volta che si ha una pianta di partenza ben assestata.

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